Vi copio/incollo e linko la risposta di Levi indirizzata nello specifico a Beppe Grillo.
Mi tranquillizza? No
Lettera del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio On. Ricardo Franco Levi a Beppe Grillo
19 Ottobre 2007
Caro Grillo,
ho letto il suo commento al disegno di legge di riforma dell’editoria appena approvato dal governo e vorrei tranquillizzare lei, i lettori del suo blog e, più in generale, il “popolo di Internet”.
Con il provvedimento che tra pochi giorni inizierà il suo cammino in Parlamento non intendiamo in alcun modo né “tappare la bocca a Internet” né provocare “la fine della Rete”. Non ne abbiamo il potere e, soprattutto, non ne abbiamo l’intenzione.
Ciò che ci proponiamo è semplicemente di promuovere la riforma di un settore, quello, per l’appunto dell’editoria, a sostegno del quale lo Stato spende somme importanti, che è regolato da norme che si sono succedute in modo disordinato nel corso degli anni e che corrispondono ormai con grande fatica ad una realtà profondamente cambiata sotto la spinta delle innovazioni della tecnologia.
Non abbiamo lavorato nel chiuso delle nostre stanze. Abbiamo pubblicato uno schema di legge e un questionario sul nostro sito internet, abbiamo ascoltato e incontrato tutti gli operatori del settore (gli editori grandi e piccoli, i giornalisti, gli specialisti della pubblicità, i distributori, gli edicolanti, i librai), ci siamo fatti aiutare da esperti dell’economia e del diritto.(e gli esperti di internet?)
Il risultato del nostro lavoro, il disegno di legge approvato dal governo, è leggibile sul nostro sito
(http://www.governo.it/Presidenza/DIE/index.html) dove pure si possono trovare in totale trasparenza tutti gli elementi e i dettagli dell’intervento pubblico a favore dell’editoria.
Ci siamo mossi avendo un punto di riferimento preciso e impegnativo: la tutela e la promozione del pluralismo dell’informazione. Un principio affermato con chiarezza dalla Costituzione e che nell’articolo numero 1 del nostro disegno di legge abbiamo definito come “libertà di informare e diritto ad essere informati”.
Niente, dunque, è stato ed è più lontano dalle nostre intenzione della volontà di censurare il libero dibattito dei e tra i cittadini.
Ci occupiamo di editoria persuasi che, nel tempo in cui viviamo, un prodotto editoriale si definisca a partire dal suo contenuto (l’informazione), e non più dal mezzo (la carta) attraverso il quale esso viene diffuso.
Vogliamo creare le condizioni di un mercato libero, aperto ed organizzato in modo efficiente. Per questo, intendiamo, tra le altre cose, abolire la registrazione presso i Tribunali sino ad oggi obbligatoria per qualsiasi pubblicazione e sostituirla con l’unica e più semplice registrazione preso il Registro degli Operatori della Comunicazione (Roc) tenuto dall’Autorità Garante per le Comunicazioni (AgCom). (Quindi vogliono proprio la registrazione,ma per tutti?Non è dato sapere!)
Anche su questo punto, da lei particolarmente criticato e temuto, lo spirito della nostra legge è chiaro. Quando prevediamo l’obbligo della registrazione non pensiamo alla ragazzo o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog. Pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell’editoria. (quindi i blog non dovranno registrarsi?Vorrei una frase scritta in cui questo viene specificato)
Siamo consapevoli che, soprattutto quando si tratta di internet, di siti, di blog, la distinzione tra l’operatore professionale e il privato può essere sottile e non facile da definire. Ed è proprio per questo che nella legge affidiamo all’Autorità Garante per le Comunicazioni il compito di vigilare sul mercato e di stabilire i criteri per individuare i soggetti e le imprese tenuti ad iscriversi al Registro degli Operatori. (su cosa si baseranno? le classifiche di Technorati o di BlogBabel? 👿 )L’informazione è un elemento prezioso e decisivo per la democrazia e deve essere trattata con estrema attenzione e rispetto. Per questo, ripeto – e non per sfuggire alle nostre responsabilità –, pensiamo che sia bene, affidarsi ad autorità che abbiano la competenza per regolare una materia così specifica e che siano indipendenti rispetto ai governi e al potere politico.
Quanto alle responsabilità, la sostanza di ciò che abbiamo scritto nel nostro disegno di legge – e mi sembra una disposizione di buon senso – è che per chi pubblica un giornale debbano valere le medesime regole sia che si tratti di un giornale stampato sia che si tratti di un giornale on-line.
Più in generale e al di là di quanto previsto dalla nostra legge, credo, però, che il tema della responsabilità per ciò che viene pubblicato sulla rete sia un tema importante e che a nessuno dovrebbe stare più a cuore che a chi usa, apprezza e ama la rete.
Certo che il suo blog non chiuderà, le invio, caro Grillo, un cordiale saluto
Ricardo Franco Levi
Lo sai la cosa che mi sembra più assurda? Aver risposto direttamente a Grillo 🙂
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In nome della democrazia, uniamoci tutti.
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@Andrea: si,desolante…. non esistiamo nemmeno ma considerato che ha scatenato il V-Day adesso lo temono.
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@Michele : sono d’accordo 🙂
Molto interessante il tuo sito.
Tornerò a visitarlo 😉
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LA stupidaggine grossa è che non sono io a stabilire se lo faccio per diletto o professione, ma un terzo che sarebbe questa commissione. E’ una stronzata grossa come una casa.
E’ come se mi costruissi da solo, nel tempo libero, la cuccia per il cane e qualcuno, un terzo, venendolo a sapere, avesse il potere di decidere se devo essere iscritto o meno all’albo nazionale dei costruttori e, magari, potesse anche sanzionarmi per non avere ottemperato… chi fa modellismo con le navi deve essere iscritto all’ordine degli ingegneri come ingnegnere navale? e se decide di fare aeroplanini?
… ma stiamo scherzando?
… oppure dobbiamo iscriverci a patto che ci diano le stesse sovvenzioni che danno a Repubblica? secondo me se minacciamo di chiedere le sovvenzioni ci ripensano!
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[…] sottosegretario Levi ha sdrammatizzato in una risposta pubblica (qui) e il Ministro Gentiloni, nel suo blog, ha già definito il decreto un errore (qui) titolando il […]
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[…] sottosegretario Levi ha sdrammatizzato in una risposta pubblica (qui) e il Ministro Gentiloni, nel suo blog, ha gi’c3~ definito il decreto un errore (qui) titolando il […]
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Io credo che tale decreto parta da presupposti errati. La rete è già sorvegliata dalla polizia postale, la quale possiede i mezzi per rintracciare chi si rende colpevole di reati sul web. Inoltre la legge punisce chi lo fa.
Non vedo dunque la necessità di restringere l’accesso ad internet, né il bisogno di rendere più severe le pene per chi sbaglia online.
E poi scusate… ma quale assurdo governo prima libererebbe i delinquenti minori (si fa per dire…) attraverso l’indulto, per poi mettere in prigione chi diffama qualcuno su internet?
Non vi pare un po’ incoerente, per non dire di peggio?
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Ma non ci lamentiamo dai, se divendiamo “editori” ci spettano pure i contributi statali per l’editoria 😉 😀
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